Altro ingresso tra le Grandi Firme di Moondo: Massimo Pelosi, tra i maggiori esperti italiani di cooperazione. Il suo primo approfondimento è dedicato all’economia sociale ed alla “nuova” cooperazione. Benvenuto Massimo!
L’ economia sociale è costituita da aziende che operano nel settore sociale e dell’assistenza alla persona, molte di queste sono cooperative. Si tratta in genere di un mercato povero dove sono sempre meno le risorse a disposizione ma allo stesso tempo è un settore ad alta specializzazione. Infatti tutti noi teniamo alla cura e all’assistenza delle dei nostri cari in situazione di difficoltà. Sempre meno siamo disponibili a delegare questi compiti così delicati a degli incompetenti
Attualmente il settore pubblico da cui provengono la maggior parte delle risorse per il sociale è giustamente costretto, da normative sempre più stringenti (vedi codice degli appalti), ad affidare i servizi sociali e assistenziali attraverso procedure di gara, di accreditamento oppure, più raramente, tramite procedure di co-progettazione. In ogni caso i servizi sociali, sempre più spesso, vengono affidati ad aziende che presentano determinati requisiti qualitativi avvalorati spesso da certificazioni, riconosciuta professionalità e soprattutto rispetto dei contratti di lavoro.
In pratica non è più sostenibile, soprattutto nei piccoli comuni, quella che una volta era la cooperativa del Sindaco in cui il pubblico utilizza l’azienda strumentalmente per orientare il consenso attraverso pratiche di assunzione clientelare. Attualmente, nella stragrande maggioranza dei casi, operano nel mercato del sociale aziende qualificate e soprattutto, se cooperative, sono imprese che rispettano i requisiti di mutualità cooperativa attraverso la maggioranza dei soci che lavorano in azienda e se cooperative di inserimento lavorativo presentano alte percentuali di lavoratori svantaggiati che prestano la propria opera in cooperativa (in genere percentuali di inserimento superiori a quelle previste dalle norme).
L’impresa sociale, cooperativa o non cooperativa, recentemente normata dal codice del terzo settore si sta affermando nel mercato dell’economia sociale. Allo stesso tempo sta crescendo la qualità dei servizi offerti da queste imprese in un mercato dove la concorrenza si gioca sempre di più sulla qualità e sempre meno sul prezzo anche se come in tutti i mercati una struttura dei costi bassi è un parametro che aiuta l’ impresa nella competizione. Oramai sono rimaste sul mercato quelle imprese che fanno dell’efficienza aziendale e della qualità dei servizi la propria missione aziendale.
Dove risiedono attualmente le criticità nel mercato dell’economia sociale? Diciamo che le criticità sono diverse ed alcune comuni ad altri settori economici ma per brevità proviamo ad estrapolare quelle che ci appaiono maggiormente significative in questo momento storico. In prima istanza incide la diminuzione delle risorse che il settore pubblico ha destinato ultimamente ai servizi di assistenza e cura. Tra l’altro una delle conseguenze di questo aspetto cioè le minori risorse a disposizione ha indotto le amministrazione ad affidamenti a privati a prezzi sempre più bassi mettendo a rischio il rispetto dei contratti di lavoro di operatori che, come dicevamo in precedenza, spesso presentano alti livelli di qualificazione. Prezzi bassi di assegnazione è quasi sempre sinonimo di servizi scadenti. Nel settore pubblico la necessità di fornire servizi ad una platea sempre maggiore di persone bisognose è di per se encomiabile (la crisi economica ha contribuito a peggiorare la situazione), cozza però con gli affidamenti a prezzi giusti, che dovrebbero consentire di assicurare servizi di qualità e professionali.
In questa situazione assumono un importante ruolo di controllo e monitoraggio i sindacati e le associazioni di rappresentanza datoriale in particolar modo quelle della cooperazione. Si tratta dei cosiddetti corpi intermedi di cui tanto si parla e che vengono spesso considerati in crisi. Certamente se, come in questo caso, faticano da una parte a far rispettare i diritti dei lavoratori e dall’altra non riescono a sostenere del tutto la crescita di imprese sane di un settore. Appunto, se non riuscissero a svolgere questo ruolo potremmo parlare a ragione veduta di crisi che potremmo chiamare di identità. In verità soprattutto per le associazioni datoriali c’è un grande sforzo teso a sostenere le imprese sane e di questo ne va dato atto ai nuovi gruppi dirigenti di queste organizzazioni.
Un ruolo importante nella crescita dell’economia sociale spetta alle cooperative che, se reali e non false dovrebbero avere una marcia in più. In una cooperativa sociale i lavoratori sono anche soci e quindi i gestori del proprio lavoro. La gestione corretta della cooperativa è una forma di autotutela del proprio lavoro. Anche in questo caso però sono le associazioni che devono controllare molto più che in passato il rispetto dei requisiti di mutualità dell’azienda cooperativa. Cooperative false che operano nel mercato fanno concorrenza sleale in alcuni casi avvalorate dalla gestione di servizi pubblici, questo non deve avvenire.
Per concludere possiamo dire che l’economia sociale ha un futuro perché i servizi di assistenza alle persone non solo sono necessari ma l’aspetto qualitativo della prestazione è sempre più importante e richiesto.
Questa situazione senz’altro nuova e di crescita del settore sta generando un circolo virtuoso in cui l’impresa sociale qualificata e professionale svolge un ruolo centrale. Questo ciclo deve essere alimentato continuamente attraverso un’azione di controllo e monitoraggio sulla giustezza degli operati dei componenti della filiera, dai corpi intermedi (sindacati, associazioni di settore) e supportato dal decisore pubblico.
Siamo fiduciosi che la grande attenzione alla persona degli ultimi anni possa far crescere un’economia e con essa delle imprese eccellenti che siano di esempio non solo in Italia ma anche nel resto d’europa.
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