Cultura d'Impresa

Esporre i propri errori, ovvero come migliorare la performance

Enzo Ferrari era capace di scatenare scenate di grande intensità per ottenere a qualsiasi costo sempre quello che voleva. Questa ferma volontà la dimostrava anche in Azienda durante il rito della riunione che teneva settimanalmente con i suoi collaboratori.

Era il suo modo naturale di pensare e di agire, da intelligente stratega, da feroce assertore della religione del lavoro e insaziabile persecutore di nuovi traguardi.

La riunione era convocata nell’ufficio di Enzo Ferrari oppure nella famosa saletta del “museo degli errori” dove erano esposti i pezzi che avevano ceduto in gara.

Quello che hai appena letto è scritto in un cartello sul muro del “Museo Enzo Ferrari” di Modena, proprio di fianco al suo ufficio. Ci sono due cose che mi hanno molto colpito, una in modo negativo e una positiva.

NEGATIVO

“Scenate di grande intensità per ottenere a qualsiasi costo sempre quello che voleva” non si addice a un uomo, a un adulto o a un imprenditore di successo. Le scenate le fanno i bambini, specie per ottenere a qualsiasi costo sempre quello che si vuole. È un atteggiamento infantile, arrogante e assurdo.

Nel libro da me scritto, che probabilmente più amo e che si chiama “Le 42 Leggi del Digital Carisma” al punto 5, riassumendo, si legge che non dobbiamo volere le cose con forza ma saperle raggiungere: essere in grado di costruire la strada per raggiungere qualcosa, prima di volere fanciullescamente e basta, è il VERO valore.
Non voglio pensare a Ferrari, che ammiro e stimo tantissimo, come uno che batte i piedi quindi o li batteva davvero -non ci voglio credere- oppure si dovrebbe cambiare quella scritta con parole più precise.

POSITIVO

Le riunioni si facevano nel “museo degli errori” dove erano esposti i pezzi che avevano ceduto in gara. Questa cosa è STRAORDINARIA! Non si facevano riunioni celebrative in cui ognuno raccontava quanto è bravo ma si facevano per analizzare gli errori, i problemi, esponendoli.

Senza saperlo Ferrari, da geniaccio qual era, stava smontando il bias del sopravvissuto di cui, mi sa, parlerò più avanti perché altrimenti qui finisco i caratteri a disposizione, poi mi tocca andare a lavorare come copy al museo Enzo Ferrari di Modena 🙂

Comunque, visita consigliatissima!
Posto bellissimo ed esposizione… beh, esposizione da “che te lo dico a fare”

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