I recenti cambiamenti del mondo del lavoro hanno fatto emergere nuovi modelli, più dinamici e flessibili, ma hanno cambiato anche l’approccio al management. A seguito delle problematiche sociali, climatiche, e politiche che hanno segnato gli ultimi anni, nuovi profili manageriali si stanno rivelando particolarmente vincenti, preferendo skills che descrivano una leadership gentile incentrata sull’empatia.
Il punto debole dei manager sono le competenze soft, le qualità di relazione, empatia, intuizione, interpretazione emotiva creatività… questo è ciò che emerge dalle analisi più attuali!
Il 73% degli alti dirigenti italiani e il 65% di quelli internazionali sono consapevoli di avere delle carenze nelle competenze trasversali, le soft skills, fondamentali nelle relazioni interpersonali e nel modo di porsi rispetto al contesto lavorativo.
I manager sono accomunati da un approccio analitico, capacità di prendere decisioni, orientamento al risultato e da un tipo di formazione in prevalenza economica, scientifica o tecnologica.
Addirittura l’82% di loro si aspetta un’evoluzione della propria azienda, nei prossimi tre anni, verso un approccio di leadership che integri una componente empatica e istintiva.
Si avverte quindi la necessità urgente di sviluppare questo tipo di abilità, legate all’emisfero destro del cervello, e fondamentale per vincere le sfide dell’economia di oggi, caratterizzata da un crescente grado di innovazione tecnologica e incertezza nei vari settori di business.
Allo stesso modo, le “soft skills” sono utili anche per approcciare nel modo corretto le generazioni più giovani – a partire dai millennial – che hanno una sensibilità diversa dalle precedenti, essendo più attente ad esempio ai temi sociali e ambientali.
È assolutamente necessario evolversi, attraverso il bilanciamento delle competenze analitiche (le aziende che hanno messo in pratica uno stile di leadership di questo genere, negli ultimi tre anni, hanno avuto una crescita media più alta del 22% per i ricavi e del 34% per i profitti).
Si evince quindi quanto l’empatia sia una competenza ideale per comprendere le necessità dei propri collaboratori.
Per questo motivo, skills come l’ascolto attivo, la comunicazione empatica, la capacità di indagare in modo non pregiudiziale e il decision making condiviso saranno sempre più importanti.
Appare sempre più necessario formare leader preferibilmente con attitudine umanistico-tecnica che possano essere dei punti di riferimento in termini di mindset dinamico, cioè persone che sappiano utilizzare l’errore in modo generativo per se stessi e per il proprio team.
All’interno di temi importanti per la crescita aziendale come il linguaggio inclusivo e l’intelligenza emotiva, la ricerca dell’empatia da parte dei piani alti si muove proprio in questo senso. Senza girarci troppo intorno, possiamo tranquillamente affermare che un leader empatico fa crescere l’azienda.
Aiuta infatti a creare un senso di appartenenza, rafforzando la convinzione che le prospettive dei dipendenti siano importanti e che le loro voci siano ascoltate.
Una ricerca di Catalyst infatti mette in evidenza l’impatto negativo che può avere una leadership non empatica: il 61% delle persone intervistate con leader senior altamente empatici dichiara di essere spesso o sempre innovative sul lavoro rispetto a solo il 13% di quelli con leader senior meno empatici.
Nel frattempo, il 76% delle persone intervistate con leader senior altamente empatici riferisce di sentirsi spesso o sempre coinvolte rispetto a solo il 32% di quelli con leader senior meno empatici.
In realtà esistono diversi modi per riconoscere un leader empatico, e se desideri diventare anche tu una figura di riferimento simile, puoi partire da questi spunti.
In primis non far mistero del tuo impegno, anzi mostralo fieramente!
Comincia dallo sfatare alcuni dei miti sull’empatia. Dimostra che prendi sul serio l’empatia, che non è solo una trovata. Impegnati a rendere l’empatia parte della cultura quotidiana. Includi l’empatia come una delle tue metriche, aggiungi “essere empatico” ai tuoi criteri decisionali di investimento quotidiani: mostra ai tuoi collaboratori e dipendenti che l’empatia è un obiettivo a lungo termine, che non è solo l’ennesimo task da spuntare.
Molto importante, usare i dati per misurare i progressi.
Introduci una serie di metriche basate sui dati per misurare i tuoi progressi. Usa i sondaggi per misurare i livelli di empatia nelle riunioni online. Assicurati che ci sia una domanda diretta sull’empatia nei sondaggi tra dipendenti e clienti, ed eseguili mensilmente e non annualmente. Scomponi l’empatia nelle sue componenti essenziali: empowerment, significato, appartenenza, rassicurazione, autenticità, collaborazione ed etica. I dati sono fondamentali per l’empatia, poiché ti consentono di individuare i deficit e punti di forza personali.
Tutto inizia sempre dai piccoli gesti.La leadership empatica non la trovi nei gesti eclatanti; si tratta di replicare molteplici “spinte di empatia” su piccola scala, che sono gesti a basso costo e ad alto impatto.
Una spinta all’empatia potrebbe misurare la quantità di tempo in cui le persone vengono interrotte durante le riunioni, o l’invio di un’e-mail mensile dal CEO che riconosce meriti a coloro che si sono spinti oltre.
Potrebbe essere cambiare un titolo di lavoro per riflettere l’impatto che la persona ha, invece che lo status symbol del ruolo: ad esempio, i dipendenti di Starbucks sono tutti chiamati “partner”. Questi piccoli cambiamenti hanno un enorme impatto sui livelli di empatia.
Quale sarà Il ruolo del leader empatico nel futuro dell’employee engagement?
Se sapranno essere mantenute sulla stessa lunghezza d’onda, empatia e flessibilità sono e saranno sempre di più i tratti distintivi del manager del futuro.
Questo perché il successo di un’azienda dipenderà sempre dalla capacità dei leader di mettere le persone nella condizione più corretta e performante possibile.
Un clima aziendale e un’esperienza di lavoro permeati da intelligenza emotiva e gentilezza saranno favorevoli al coinvolgimento di collaboratori e dipendenti, con conseguente impegno verso l’esecuzione delle mansioni, e al raggiungimento dei risultati sperati.
Un obiettivo davvero alla portata di tutti, per una visione futura di una cultura aziendale inclusiva, sostenibile e con le persone SEMPRE al centro
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