Comunicazione

Libertà è partecipazione: perché vado alla COP27

Sono stato invitato a tenere uno speech su “Netzero” alla COP27 a Sharm El-Sheikh in Egitto. Ho avuto molti dubbi se partecipare o meno. Ero studente quando Giulio Regeni è stato rapito, torturato e ucciso. Ho vissuto questa tragedia come se fosse successo ad uno di famiglia.

La maniera in cui si è svolta, la crudeltà e poi quella sensazione di giustizia mai raggiunta, seppure lì a portata di mano, ha scritto su questa vicenda uno di quei “mai più” con cui tappezzare le nostre città.


L’Egitto non è solo Giulio, l’Egitto è anche il Paese di decine di miglia di prigionieri innocenti. L’Egitto è la mancanza di rispetto dei diritti umani. Non un chiaro scuro. Un’immagine a tinte forti.


Con questi pensieri mi sono chiuso a pensare: vado o non vado?

Sono giunto alla conclusione (come da spoiler in oggetto) che sia opportuno andare perchè l’invito è per la COP27 (evento UN, quindi territorio neutro) e non per l’Egitto, e non è stato invitato Andrea Pesce, bensì zeroCO2.

Credo che sia importante occupare gli spazi che ci vengono dati, raccontare la nostra visione, portare la nostra preoccupazione, la nostra critica e le nostre proposte alternative.

Conta esserci, conta portare le proprie istanze. Vado dunque, consapevole che sia impossibile riflettere in modo responsabile sulla salvaguardia ambientale in un Paese dove il rispetto dei diritti umani non è garantito. Non ci sono le garanzie democratiche per farlo. Perché i diritti sono un tutt’uno: ambientali e umani che siano.

Non possiamo arroccarci nelle nostre elitarie posizioni europee, dai nostri uffici riscaldati, dobbiamo sporcarci le mani e difendere l’idea di un Pianeta più equo.

Libertà è partecipazione, cantava un poeta

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