Parlare di lusso e di marketing del lusso implica una prima definizione del termine “lusso”.
Cosa intendiamo quando pensiamo ad un “bene di lusso”? Dipende.
Da cosa? Dal soggetto che si pone la domanda.
Se siamo economisti, ad esempio, saremmo portati a considerare bene di lusso quello la cui domanda aumenta più che proporzionalmente rispetto al reddito.
I sociologi probabilmente legheranno il bene di lusso al concetto di status symbol (e quindi all’ostentazione), legato ad un processo di stratificazione sociale.
Gli analisti finanziari individueranno nei beni di lusso quelli prodotti da aziende per cui il valore del marchio è almeno pari al 70% degli asset aziendali (brand intensity).
Se infine siamo esperti di marketing per bene di lusso intenderemo quello che crea un valore intangibile ed aspirazionale del prodotto e che, grazie al suo elevato contenuto simbolico, riesce a posizionarsi nella fascia “premium price” (o super premium).
E se siamo consumatori?
Beh allora dipende da dove viviamo. Davvero?
Beh, si, con le dovute cautele, possiamo dire che lo stile di vita, la cultura ed il grado di sviluppo dell’economia del paese in cui viviamo influisce sull’idea di “bene di lusso”.
Un po’ come succede con il ciclo di vita dei prodotti, potremmo individuare 4 stadi nel ciclo evolutivo del bene di lusso. Secondo la percezione del consumatore finale avremo un:
Prima considerazione: emerge in modo evidente come, al salire di livello, aumenta l’informazione, la conoscenza del settore e del prodotto, l’interazione che il cliente finale vuole e si aspetta dall’azienda.
Seconda considerazione: il consumo di prodotti “superflui” è espressione di benessere economico, ma non di lussuosità. Se chi acquista è mosso dalla mera volontà di ostentare, ma è privo di conoscenza e gusto che permette di cogliere, rispettare e valorizzare la cultura, la storia e le radici di un prodotto eccellente, allora il lusso di cui si circonda perde vigore. Il denaro permette di accedere con disinvoltura al mondo del lusso, ma per salire di livello non è sufficiente.
Terza considerazione: si afferma un concetto “moderno” del lusso (c’è chi parla di neo lusso), uno stato mentale, un’attitudine e uno stile, per cui il privilegio di possedere un oggetto di lusso non sta nel senso di elitismo alimentato dal desiderio di quanti ne restano estromessi. Piuttosto è ciò che ciascuno decreta sia tale, secondo modelli culturali, sociali e di consumo.
Limitarsi a considerare come “di lusso” le migliaia di prodotti etichettati come tali e come consumatori “lussuosi” le persone che acquistano quei prodotti, non solo è riduttivo, ma anche incapace di cogliere la relazione sempre più attuale fra il lusso, la soddisfazione di vivere bene, ed il privilegio di scelte culturalmente radicate.
Chiarito cosa intendiamo per “bene di lusso”, cerchiamo ora di capire se esistono comunque delle caratteristiche che deve comunque possedere un prodotto per giustificare il posizionamento nel già citato “premium price”:
Fino a qualche decennio fa il consumatore tipo di oggetti di lusso era facilmente identificabile (targettizzabile, direbbero quelli bravi). Ad esempio: uomo (o donna) dai 35 ai 55 anni, con elevato livello di istruzione, affermato dal punto di vista lavorativo, vestito elegante, una bella casa, una bella macchina, orologio di pregio, frequentazione di circoli esclusivi (golf, equitazione, vela?), e potremmo continuare…
Oggi le cose sono notevolmente cambiate. Basti pensare ai giovani imprenditori della Silicon Valley: bermuda, t-shirt, sneaker, monopattino elettrico, tavola da surf, ma conti milionari in banca!
Non solo.
E’ cambiato anche il modo di pensare e consumare i beni di lusso, proprio perché il consumo ed il piacere che soddisfano è personale e “mentale” più che fisico.
Il lusso fatto di scelte premium (a prezzi elevati ma non inaccessibili), in grado di rappresentare simbolicamente i gusti, l’identità e la cultura degli acquirenti, viene da molti definito neo-lusso, in contrapposizione al vecchio concetto.
Oggi il consumatore si muove con disinvoltura nella piramide del valore, alternando acquisti verso l’alto e verso il basso (tanto che si parla di “escursionisti del lusso”). Sceglie accuratamente prodotti e servizi di qualità superiore (trading up), o al contrario di fascia bassa, per poter recuperare risorse da spendere in acquisti premium (trading down).
Questo nuovo modo di consumare oggetti di lusso allarga la platea dei potenziali consumatori cui le aziende del neo lusso devono rivolgersi, veicolando i valori aziendali e le caratteristiche intrinseche del prodotto, in modo che il consumatore possa incrementare la sua conoscenza ed affinare la sensibilità a riconoscere il bello ed il ben fatto. Prima ancora di poterselo permettere.
Alcuni esempi di brand del “neo lusso”
La differenza sostanziale rispetto alla “vecchia” concezione del lusso, è che il concetto di neo lusso viene filtrato attraverso l’intelletto. E’ quello che dobbiamo stimolare! In che modo?
Sicuramente puntando su:
Nel nuovo concetto di lusso il valore assoluto del denaro viene sostituito dal desiderio di un consumo ricercato, che appaghi sia il fisico che la mente.
In una ipotetica piramide del lusso le aziende ed i loro prodotti possono essere posizionati su 3 livelli, i primi due rappresentano l’area del neo lusso (il livello intermedio in particolare), mentre l’ultimo del lusso inaccessibile, i cui potenziali clienti si contano veramente sulle dita di una mano.
Per le aziende l’accesso al mondo del neo lusso può avvenire:
Alla luce delle considerazioni esposte e del nuovo concetto di lusso proviamo ad analizzare alcune componenti che influisco nella definizione del brand di lusso:
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