La comunicazione digitale tra normativa esistente e nuovi bisogni
Riporto il testo ed il video del’intervento che ho tenuto il 04/06/2019 presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, all’interno del programma di incontri sugli “Stati Generali dell’Editoria e dell’Informazione“. La giornata di lavoro era finalizzata ad approfondire le tematiche legate all’emergere delle nuove categorie professionali nell’editoria, le prospettive e le criticità connesse. E’ disponibile il video completo della giornata sul sito del Dipartimento per l’editoria e l’informazione.
L’economia digitale apre ad un rivoluzione in quasi tutte le professioni, ma in particolare in tutte quelle attività basate sull’utilizzo e l’analisi dei dati. Il settore dell’editoria e dell’informazione risulta, ad oggi, completamente mutato rispetto a soli 10 anni fa.
Nuove figure professionali si affacciano nel mercato del lavoro, spesso indicate con terminologie di stampo anglosassone che ne rendono ancor più difficile la comprensione delle mansioni. Se solo guardiamo alle richieste di lavoro nel campo dell’editoria troviamo: web writer, web content creator, web content editor, ghost writer e ancora social media manager, social angel, SEO specialist, ecc.
Ognuna di queste figure professionali ha competenze proprie, ma spesso anche skills che si sovrappongono. Uno sembra essere però il filo rosso che le lega tutte: sono tutti professionisti della “comunicazione digitale”.
Quando abbiamo deciso, un anno fa circa, di creare AssoBlogger (prima associazione nazionale a tutela del Blogger e della libera informazione) abbiamo pensato proprio a questa figura trasversale: il “comunicatore digitale” ma, lo capite da soli, il nome non era granchè ;-)…
Quindi nasce AssoBlogger, dove per noi il Blogger è chiunque comunichi in rete:
Il blogger, nell’accezione più vasta appena specificata, comunica attraverso un proprio Blog, o fornendo contenuti per altri Blog, siti, testate giornalistiche.
3 problematiche connesse:
PROPOSTA: armonizzare le varie normative civilistiche/fiscali/tributarie e degli enti previdenziali per chi si occupa di “comunicazione digitale”, anche attraverso la creazione di un codice ATECO dedicato.
L’inquadramento professionale potrebbe essere un serio contrasto al proliferare della Fake News. D’altronde se la partita iva è aperta per “condurre campagne di marketing ed altri servizi pubblicitari” è ovvio che l’obiettivo di “fare traffico” (al posto di “fare informazione”) non può essere criminalizzato…
L’inquadramento professionale delimiterebbe anche l’applicazione della normativa giuridica nel campo della pubblicità, equiparando giornalisti e blogger. I soggetti interessati sono:
La normativa sulla pubblicità (Codice del Consumo e Contratto di Lavoro Nazionale Giornalistico) prevede che “La pubblicità deve essere sempre distinta e distinguibile dall’informazione”. Uniformare la figura del Blogger a quella di giornalista nell’applicazione della normativa pubblicitaria:
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