Al di là della politica e dell’uscita del nostro Paese dalla “Via della Seta”, le imprese italiane e cinesi dettano la propria agenda economica e chiedono nuove forme di relazioni produttive e commerciali win win. Le esportazioni italiane in Cina hanno superato i 25 MLD USD nei primi undici mesi del 2023, il nostro rimane il Paese europeo più resiliente in termini di esportazioni, guidate da componentistica industriale, prodotti farmaceutici ed abbigliamento. Il Governo cinese inoltre, ha intenzione di operare in maniera ancora più decisa per risolvere i problemi relativi alla recente bolla immobiliare, favorendo così una rapida ripresa dei consumi interni (post covid) e contribuendo a creare un ulteriore elemento di crescita del Paese. È quanto emerge da un’iniziativa promossa dalla Livolsi&Partners, i cui contenuti sono stati presentati durante il Convegno “Dalla geopolitica degli Stati alla geopolitica delle imprese”, tenuto le settimane scorse presso il Senato in Roma.
Nel dettaglio dell’analisi, (fonte Centro Studi ICCF – Italy China Council Foundation) nei primi tre quarti del 2023, i cui valori sono da confrontare con quelli molto negativi dell’anno precedente condizionati dal Covid, il Pil reale del colosso cinese è pari al +5,2% (previsionale sul 2023 al 5%). Sul lato della offerta i servizi crescono del +6%, la produzione industriale del +4%; su quello della domanda i consumi pro capite nominali sono pari al +9,2%, gli investimenti fissi nominali al +3,1%, in terreno negativo il contributo dal canale estero. Le imprese a capitale italiano in Cina e a Hong Kong SAR raggiungono le 2.267 unità per un fatturato di 37,5 miliardi di euro (dati 2021), con una netta prevalenza per settori del commercio all’ingrosso e al dettaglio (43%), che precede servizi (14%) e macchinari e apparati meccanici (14%) (dati 2021). Circa le imprese italiane partecipate da grandi gruppi cinesi e di Hong Kong SAR, ammontano a 734, che realizzano un fatturato di oltre 31 MLN €. Esse operano principalmente nei servizi (30,9%), nell’industria manifatturiera (25,4%), nel commercio (24%) e nelle costruzioni e utilities (18,8%). Sono per quasi la metà concentrate in Lombardia (43,2%) seguite a distanza da Emilia-Romagna (11,1%), Lazio (10%), Piemonte (8,2%) e Veneto (7%).
<<Il raffreddamento delle relazioni Italia Cina di questi ultimi mesi sembra lasciare posto alla consapevolezza che il mondo delle imprese continua a guardare alla Cina come mercato di sbocco per i propri prodotti e tecnologie e come opportunità di accesso a capitali per favorire la crescita delle imprese – afferma Alberto Conforti, responsabile del “Dipartimento internazionalizzazione” della Livolsi & Partners, una lunga esperienza maturata nell’Est Europa, in Russia e Cina. – La condizione per il mantenimento e lo sviluppo delle relazioni economiche tra Italia e Cina passa anche attraverso una analisi dei dossier aperti, tra i quali ricordo l’ applicabilità della golden power, la tutela della proprietà intellettuale, la partnership nel settore energetico ed in ultimo la formalizzazione di nuovi accordi bilaterali che mantengano i principi e le regole indicate nel Comprensive Agreement of Investment, la cornice normativa per gli investimenti europei in Cina e cinesi in Europa attualmente in stand by. In generale le posizioni espresse dai relatori del Convegno svoltosi al Senato hanno evidenziato come sia auspicabile e necessario la ricerca di soluzioni costruttive e condivise piuttosto che il mantenimento di posizioni pregiudiziali, negative per entrambi i Paesi>>
<<È possibile – spiega Ubaldo Livolsi, presidente della Livolsi & Partners S.p.A., rappresentante in Italia di diverse organizzazioni governative ed associazioni cinesi della provincia dello Zhejiang – lo stesso Livolsi riceverà domani 15 dicembre un riconoscimento per l’attività di internazionalizzazione al “Premio Export Capital 2023” organizzato dal gruppo Class Editori – una reciproca crescita tra le imprese e le economie italiana e cinesi nel rispetto di regole, requisiti e vincoli esistenti, che renderà possibile una maggiore e proficua collaborazione a tutti i livelli di interlocuzione. È importante affrontare le problematiche esistenti con spirito costruttivo e pragmatico. Concordo con quanto detto dai politici presenti al Convegno a commento del nostro lavoro. In estrema sintesi: “Le imprese vanno oltre le alleanze geopolitiche” (Michaela Biancofiore); “Il Made in Italy è una formidabile carta da giocare che può essere speso verso il mercato cinese” (Antonio Baldelli); “La politica può aiutare le imprese nell’ambito delle regole e delle garanzie sugli investimenti e devono esserci regole ben scritte sui trattati commerciali internazionali”(Catia Polidori); “Viviamo in un mondo in competizione e dobbiamo evitare che diventi eccessiva; è indispensabile che vi sia un accordo quadro tra Europa e Cina, ma che all’interno di tale accordo siano incluse le specificità che riguardano il rapporto tra Italia Cina a tutela dei nostri interessi” (Ettore Rosato); “Non possiamo dimenticare che la Cina è la seconda potenza economica mondiale. Non si può farne a meno e la Cina non potrà fare a meno dell’ Italia e confermarsi un valido partner commerciale ed industriale”(Guerino Testa).>>
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