Cultura d'Impresa

La Regione Lazio di fronte ad una impresa ardua per i nostri tempi: normare il settore commerciale

È in consiglio regionale un testo di legge che intende normare il settore commerciale nella Regione.

L’impresa è ardua visto che di fatto siamo in regime di liberalizzazione ed allora chi stabilisce i criteri per gli insediamenti commerciali e soprattutto quanti? Quali? E dove?

Normare il settore commerciale

Attualmente decidono i comuni in virtù dei propri strumenti urbanistici. La regione nel caso di grandi strutture di vendita determina i criteri per il rilascio dell’autorizzazione amministrativa verificando che ci siano dei requisiti di carattere generale e che risalgono ad una legge regionale del 1999 (parametri di parcheggio, viabilità, ecc.). Per realizzare un grande centro commerciale è indispensabile la destinazione urbanistica commerciale  comunale poi sul resto si riesce a trovare una soluzione attraverso una conferenza di servizi. Tutto sommato i tempi di autorizzazione di una grande struttura, nel Lazio, sono abbastanza brevi. Pertanto, di fatto, non siamo in un regime di liberalizzazione ma sono gli interessi immobiliari a prevalere sugli interessi di servizio delle attività commerciali, sulla sostenibilità delle strutture commerciali per il territorio in termini di uso di suolo agricolo, viabilità, traffico ecc.

Costruzione di un nuovo centro commerciale

Sinceramente come operatori del settore ci aspettiamo che la Regione faccia prevalere quelle che il legislatore europeo chiama interessi sovraordinati di carattere generale e quindi determinanti per un uso corretto del territorio e delle sue risorse. Poche regioni in Italia ci stanno riuscendo tra queste Veneto e Toscana.

Riteniamo quindi che all’interno dell’attuale quadro legislativo la via maestra per la programmazione degli insediamenti commerciali non può che essere quella che il Comune definisca urbanisticamente, attraverso norme attuative del piano regolatore, l’insediamento di medie e di grandi superfici commerciali. La Regione però deve orientare le scelte dei comuni attraverso delle linee di indirizzo di urbanistica commerciale. La Regione con un po’ di coraggio potrebbe definire già all’interno del Testo Unico in discussione in questi giorni in consiglio regionale, atti d’indirizzo per la programmazione urbanistico-commerciale dei Comuni. Non a caso la Regione, con l’attuale riforma normativa acquisisce un ruolo determinante nel dettare le linee per la pianificazione e programmazione degli insediamenti che dovranno essere ispirati al rispetto degli indici qualitativi richiamati nella normativa nazionale. Tra i criteri urbanistici relativi alla localizzazione di nuove grandi strutture di vendita,  suggeriamo che sia valutata ad esempio, la possibilità di consentire la realizzazione soltanto in aree urbane o ad esse contigue, senza soluzione di continuità con il terreno urbanizzato. Ciò nell’ottica di conferire comunque preferenza agli interventi diretti al contenimento del consumo di suolo, al recupero del patrimonio edilizio, alla riqualificazione delle strutture esistenti intesa anche come recupero di efficienza, alla limitazione dell’impatto sulla viabilità esistente e quella futura.

Siamo convinti che seguire i criteri urbanistici nella programmazione degli insediamenti permetterà quel necessario riequilibrio e qualificazione delle formule distributive nella regione e soprattutto nel Comune di Roma. Per troppo tempo le rendite e la speculazione immobiliare hanno dettato le regole dello sviluppo degli insediamenti commerciali, avvenuto soprattutto nella capitale in deroga agli indici commerciali. Riteniamo che la regione debba richiedere ai comuni di definire per le medie e le grandi superfici commerciali una destinazione commerciale specifica negli strumenti urbanistici come realizzato in Toscana. Se questo non avverrà l’applicazione del Testo Unico in questa stesura non fornirà alcun contributo alla pianificazione urbanistico commerciale e gli insediamenti saranno determinati, come avviene oggi, esclusivamente dai Comuni attraverso i propri strumenti urbanistici. La regione pertanto in questo modo verrebbe meno al proprio ruolo di programmazione e pianificazione dell’uso del territorio lasciando spazio a spinte speculative.

In questa fase delle audizioni in consiglio regionale stiamo verificando un grande interesse alle nostre proposte, speriamo che ci sia maggior coraggio da parte del consiglio regionale. Solo in questo caso si potrà avere un maggior equilibrio tra le varie formule distributive e conseguentemente una maggiore sostenibilità per il territorio e un miglior servizio per il cliente. È possibile sviluppare commercialmente i centri storici, avere centri commerciali ed outlet efficienti e che non siano cattedrali nel deserto ma è chiaro che c’è bisogno di istituzioni che decidono.

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