Il Lazio e Roma finalmente primeggiano in qualcosa di importante. Secondo il rapporto Istat “Struttura e Performance delle cooperative italiane” (https://www.istat.it/it/archivio/226383 ) presentato di recente, il Lazio con oltre 8000 cooperative è la prima regione italiana per numero di cooperative.
Il risultato è abbastanza inatteso e spinge noi cooperatori a qualche riflessione. In primo luogo emerge che si tratta di un tessuto composito di cooperative presente in tanti settori dell’economia e della società dall’agricoltura, alla sanità e assistenza sociale, ai servizi, al consumo fino al settore manifatturiero.
Il Lazio ha conquistato la leadership negli anni della crisi, infatti sia le cooperative che gli addetti delle stesse (comprese quelle con unità locali nella regione) erano 6.268 con 90.658 addetti nel 2007, 7900 con 105.030 addetti nel 2011 e 8.421 con 121.811 addetti nel 2015, ultimo anno della rilevazione Istat.
Nella nostra regione le cooperative si sono dimostrate una forma societaria in grado di affrontare la crisi comportandosi in modo anticiclico rispetto agli andamenti degli indici economici generali. Certo sono ancora Emilia Romagna, Toscana e Umbria a mantenere la ledearship per l’impatto della cooperazione sull’economia regionale ma lì hanno la sede ed operano grandi aziende cooperative insediate da decenni che hanno fatto la storia della cooperazione italiana (Unicoop Firenze, Camst, Coop Centro Italia e molto altro).
Nel Lazio sono presenti per la maggior parte aziende cooperative piccole e medie, piuttosto giovani rispetto alla media dell’età delle cooperative. Molte di queste, lo vediamo come legacoop, sono start up che a Roma, ma anche nelle province laziali, stanno cercando di svilupparsi anche nei settori a più alto contenuto tecnologico.
È veramente una bella notizia per la nostra regione, sapere che migliaia di uomini e donne scelgono di mettersi insieme per decidere il proprio futuro lavorativo oppure assistere persone in difficoltà. Considero l’importante crescita delle cooperative nel Lazio un elemento positivo di rinascita di una regione che è stata lo scenario di gravi crisi cooperative anche nei giorni scorsi come testimoniano gli arresti a Latina dei dirigenti della cooperativa Agriamici che impunemente si occupavano di intermediazione di manodopera agendo da caporali.
Solo poco più di un quarto delle oltre 8.000 cooperative laziali aderisce alle centrali cooperative (legacoop, confcooperative e agci). Scegliere di aderire alle centrali cooperative è un modo per mettersi in gioco ed essere controllati negli aspetti più importanti: missione, principi, scambio mutualistico. Le cooperative aderenti a legacoop sono verificate con continuità dall’organizzazione e non saltuariamente dal ministero, come avviene per le non iscritte, sugli aspetti centrali dell’essere cooperativa. Se non c’è scambio mutualistico tra socio e cooperativa non c’è cooperativa e questo non è possibile che avvenga per un’associata a legacoop.
Se una coop in un supermercato non fa gli sconti ai soci oppure se una cooperativa sociale di tipo B non fa lavorare persone svantaggiate oppure se una cooperativa agricola non paga più degli altri il conferimento dei prodotti dei soci, ebbene se non avviene tutto questo la cooperativa non è tale ed andrebbe chiusa. Legacoop nazionale a primavera svolgerà il proprio congresso e ci interrogheremo su come rappresentare al meglio le cooperative presso le istituzioni, la società, il mondo economico. Stiamo facendo un grande lavoro per associare solo quelle cooperative che sono tali e che rappresentano un esempio virtuoso di economia partecipata.
In un mondo e in un’economia sempre più globalizzati è motivo di orgoglio che nella propria regione migliaia di persone si mettano insieme per ottenere vantaggi comuni. Allo stesso tempo è un impegno gravoso per l’associazione di categoria, in modo particolare per legacoop, associare queste aziende per far in modo che la cooperazione sana si affermi in un mercato che premia le imprese corrette. In questo regione e istituzioni devono fare uno sforzo maggiore che in passato.
Il congresso legacoop sarà un momento per verificare il nostro ruolo in questo percorso, nella speranza che anche nel Lazio la solidarietà cooperativa possa continuare a crescere.
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