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22 anni per passare da pionieri a servizio essenziale: la storia delle Agenzie per il Lavoro

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Oggi è un giorno particolare per chi fa il mio lavoro, preso dalle frenetiche attività quotidiane correvo il rischio di non sottolinearlo come sarebbe giusto fare, e per questo prima che la giornata si concluda voglio condividere con chi avrà la pazienza di leggerla la prima riflessione che ho fatto questa mattina leggendo la rassegna stampa di oggi e riguardando un vecchio articolo che conservo da 22 anni.

Storia delle Agenzie per il Lavoro

Nel 1998 eravamo definiti pionieri del lavoro in affitto che scommettevano, ammettiamolo con un pizzico di incoscienza, sulla possibilità che anche in Italia un settore innovativo e complicato come quello della somministrazione di personale potesse avere successo.

Nel coso di questi 22 anni ci sono state decine di cambiamenti delle regole del gioco: a volte più restrittive a volte più permissive, a volte mirate persino a rendere impossibile operare in questo settore.

Nonostante tutto le APL hanno sempre continuato a lavorare perché la realtà vera è che le aziende ed i lavoratori hanno percepito da tempo che rappresentiamo una attività essenziale per il sistema economico.

Dal 1997 chiunque è in cerca di un lavoro sa che su tutto il territorio nazionale sono distribuiti capillarmente centinaia e centinaia di sportelli che gratuitamente sono disposti ad accogliere la sua candidatura e a fare del proprio meglio per procurargli una occasione di lavoro.

Ogni imprenditore Italiano sa di poter contare su tantissimi professionisti delle Agenzie per il lavoro che si fanno in quattro per cercare di aiutarlo a cercare i collaboratori che gli occorrono.

Il punto più basso di questo ingiusto ostracismo lo abbiamo vissuto a giugno 2018, quando qualcuno sostenne che le APL erano assimilabili ai caporali e che avrebbe risolto tutto grazie ad una nuova figura i Navigator.

Oggi con l’inserimento del codice Ateco delle Agenzie per il lavoro tra quelli che rappresentano attività essenziali per il paese e che in quanto tali non si possono fermare, si certifica finalmente il ruolo sociale nel nostro lavoro.

A chi credete che si rivoleranno le migliaia di lavoratori che perderanno il posto di lavoro nelle prossime settimane a causa della crisi? A chi si stanno rivolgendo in questi giorni le aziende che devono intensificare la produzione a supporto dell’emergenza?

Noi ci siamo e ci saremo, ma è indispensabile dare la possibilità alle aziende di poter assumere o riassumere tutte le persone di cui avranno bisogno nei prossimi mesi, per questo diventa indispensabile una Moratoria al decreto Dignità.

Non serve essere scienziati per comprendere che nelle prossime settimane la stragrande maggioranza dei contratti a tempo determinato in scadenza non potranno essere rinnovati, conseguentemente ci sarà un aumento enorme dei percettori di Naspi con ulteriore aggravio sulle finanze pubbliche.

Appena finita l’emergenza, tali lavoratori, che le azienda hanno già formato ed addestrato, non potranno essere riassunti per la necessità di inserire le causali, e nei limitatissimi casi in cui si trovasse una possibile causale ci sarebbe comunque un ingiusto aggravio del costo del lavoro dello 0,5% per la reiterazione del contratto.

Urge quindi, come già evidenziato in un mio precedente articolo, una moratoria al Decreto dignità che permetta alle aziende di riprendere subito la corsa senza vincoli burocratici.

Al momento purtroppo sembra che stiamo andando da tutt’altra parte, invece di ridurre la burocrazia, la stiamo addirittura inasprendo introducendo un modello nuovo ogni giorno persino per le persone fisiche che vanno a fare la spesa!

In passato quando sentivo parlare di modulazione di frequenza mi veniva in mente una radio, oggi invece purtroppo associo l’idea di modulazione di frequenza con la creazione di un nuovo modello al giorno….



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