Diario di una marketing loverIl rebranding che funziona: il processo di Airbnb

Il rebranding che funziona: il processo di Airbnb

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Quante volte abbiamo letto articoli sul processo di rebranding e la prima associazione è stata quella di pensare a modifiche applicate al logo? Si tratta di un’associazione quasi immediata e pressoché naturale che ci porta a identificare il concetto di rebranding ad un’immagine, quella del logo appunto, riproposta con nuovi font, colori o completamente stravolta. Un logo modificato può rappresentare solo una delle attività, definita come restyling, parte del più ampio processo di rebranding, che spesso affonda le sue radici in un cambiamento aziendale molto più profondo, spesso con l’obiettivo di migliorare la percezione il proprio target.

Un esempio di rebranding e restyling completo è sicuramente quello proposto da Airbnb nel 2014 con la creazione del nuovo logo “Belo”. Si tratta dell’abbreviazione della filosofia aziendale del “Belonging Anywhere” e comprensivo di numerosi elementi che identificano e distinguono Airbnb dai suoi competitors.

Il processo di rebranding

Primo tra tutti, la facilità con cui può essere disegnato il logo trascendendo qualsiasi barriera linguistica e culturale rappresentando una perfetta sintesi dello spirito di accoglienza che è alla base del rapporto tra i principali user della piattaforma, hosts e guests. Poi il colore, un rosa caldo e scuro, sottolinea con più decisione il senso di apertura e condivisione di spazi ed esperienze. Il processo di rebranding ha implicato un cambio di passo anche nella narrativa di Airbnb che si focalizza sapientemente sulle persone, mostrando la loro capacità ad accogliere ed ospitare, staccandosi dall’idea di una piattaforma utile solo al processo di prenotazione.

L’esempio Airbnb rappresenta, quindi, una perfetta sintesi del processo di rebranding e restyling. Evoluzione e modifica del logo unitamente ad una comunicazione più chiara e trasparente. Al centro valori che muovono l’idea di business e fanno leva sulle emozioni ed il senso di comunità che si crea tra viaggiatori ed hosts.

La summer release

Ma non pensate sia finita qui. Airbnb ha dato proprio in questi giorni nuovamente prova della capacità di rispondere alle esigenze del suo pubblico. Si tratta di una summer release con importanti cambiamenti nelle funzionalità della piattaforma.

Non più destinazioni, ma modi di viaggiare: 56 categorie, ognuna per tipo di viaggio, da baite in montagna a tende extralusso nel deserto, minicase, trulli o castelli.

La filosofia alla base di questa scelta è quella di ampliare gli orizzonti e rendere il mondo più grande, in linea con le nostre passioni, i nostri tempi e gusti. Non solo mete gettonate come Parigi, Londra, Praga ma luoghi ed esperienze poco convenzionali.

Airbnb si pone così l’obiettivo di cambiare la prospettiva dei nostri viaggi, spostando l’attenzione dalla destinazione all’esperienza.

Il valore aggiunto? Sentirsi parte delle comunità e persone che mettono a disposizione le loro abitazioni.

Per citare il CEO Chesky: “…se il viaggio si basa sulle persone, allora le possibilità sono infinite”.

Il caso particolarmente positivo di Airbnb, però, non rappresenta una regola generale valida per tutti. Anzi, spesso la decisione di modificare il logo o, più in generale, la comunicazione dei valori aziendali non è sempre così fortunata.

Curiosi? Vi aspetto alla prossima pagina di diario!



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