ConsigliNon troveremo mai piena soddisfazione nel perseguimento del solo benessere economico

Non troveremo mai piena soddisfazione nel perseguimento del solo benessere economico

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Non troveremo mai soddisfazione nel perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni.

Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto interno lordo. Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine settimana. Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Il PIL cresce con la produzione di napalm, missili e testate, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del dibattere. Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.

Questo è un estratto da me editato del “discorso sul PIL” di Robert Kennedy, tenuto il 18 marzo 1968 alla Kansas University.
Qualcuno potrebbe trovarci demagogia, altri ipocrisia ma, io credo, questo è un discorso intriso di saggezza.

L’inseguire l’aspetto economico mettendo tutto in secondo piano è quello che ha portato il mondo al punto in cui siamo, il punto in cui il danaro è considerato un valore, associabile al successo.

Non solo trovo tutto questo saggio, lo trovo comunicativamente perfetto.

Aristotele, non l’ultimo scappato di casa, diceva che uno speech per funzionare (non diceva proprio così, mi sa) deve avere un equilibrio perfetto tra 3 cose che sono logos (la ragione), ethos (la forza morale) e pathos, ovvero il suscitare emozioni.

C’è da imparare molto da questo discorso: se non si concorda sul contenuto non è possibile non ammirare la forma.

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