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Il dramma Balenciaga

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Gli ultimi mesi dell’anno, si sa, rappresentano il periodo in cui brand e case di moda più o meno note si sfidano nei lanci delle campagne pubblicitarie più scintillanti. Eppure, quest’anno, una campagna in particolare ha attirato l’attenzione di tutti generando un vero e proprio scandalo che ha investito in pieno la casa di moda francese Balenciaga.

Storia di uno scandalo.

L’ ultimo di una lunga serie di scivoloni che, più o meno frequentemente, commettono i “big brand”. Avevamo già raccontato quello commesso da Dolce&Gabbana con la fallimentare campagna cinese, ma lo scandalo Balenciaga ha tutti gli elementi per durare ancora a lungo.

Ma partiamo dall’inizio. La crisi per il brand francese è scoppiato lo scorso 16 novembre con il lancio della campagna “Balenciaga Gift Shop”. Lo scopo delle foto, come riportato da un comunicato della maison, era quello di esplorare la quantità infinita di regali accumulati negli anni e dimenticati dalle persone. Eppure la campagna restituisce un’immagine, ma soprattutto un messaggio, lontanissimo dal proposito del brand.

Le foto scattate dall’italiano Gabriele Galimberti, infatti, ritraggono bambini con orsacchiotti con finiture fetish, circondati da altri oggetti ispirati ad accessori BDSM, e cioè di pratiche sessuali estreme, caratterizzate da violenza e sottomissione.

La maison francese, anziché scusarsi da subito e ritirare le foto dalla circolazione, ha preferito rilasciare un comunicato incolpando l’agenzia di comunicazione, dichiarando di non aver visionato le immagini prima della pubblicazione.

Questa versione, tuttavia, fa acqua da tutte le parti. E’ impensabile che un committente, Balenciaga in questo caso, non visioni e approvi il prodotto concluso della propria campagna prima che raggiunga il grande pubblico.

Il doppio scandalo.

Pensavate fosse abbastanza? Eppure c’è una seconda parte dello scandalo. Anzi, potrebbe essere definito come il secondo scandalo di Balenciaga nel giro di una settimana.

Il 21 novembre, 5 giorni dopo la pubblicazione della campagna “Balenciaga Gift Shop”, la maison francese ha rilasciato la collezione della primavera 2023 “Garde-Robe Spring 2023”.

Nel mirino, questa volta, la foto di una borsa posata su una scrivania ricolma di documenti. Tra di essi, è possibile identificare un estratto di una sentenza della Corte Suprema nordamericana sul rapporto tra libertà di parola e pedopornografia.

Ad onor di cronaca, occorre notare che questa seconda campagna è stata realizzata diversi mesi prima del lancio di Balenciaga Gift Shop ma la scelta di pubblicarle in tandem non è stata particolarmente fortunata. Molti utenti, infatti, hanno considerato le due campagne come un unicum, sostenendo le accuse rivolte a Balenciaga sulla presunta intenzione di promuovere la pornografia infantile.

Provocazione o ingenuità?

Provocazione o ingenuità? Queste sono le principali due ipotesi dietro la pubblicazione della campagna di Balenciaga. Nel primo caso, si tratterebbe inevitabilmente di una provocazione sfuggita di mano alla maison francese.

Nonostante quest’ultima sia solita lanciare campagne dal tono provocatorio, l’allusione a pratiche sessuali violente unitamente all’immagine di bambini e bambine va oltre ogni logica, anche per i fan più accaniti. 

In un’ottica diversa, invece, potremmo chiederci che un simile scandalo sia frutto di una scelta ingenua da parte del brand che non avrebbe previsto la possibile associazione del pubblico tra oggetti della collezione e il mondo bondage. 

Al momento, tuttavia, si tratta solo di supposizioni e i tentativi di Balenciaga di dirottare le responsabilità sul fotografo e l’agenzia di comunicazione non fa altro che aggravare la sua posizione. 

Sembra proprio arrivato il momento di ripensare la famosa regola del “nel bene o nel male, purchè se ne parli”.

Alla prossima pagina di diario!



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